Basta digitare #Filmisnotdead Su Instagram per trovarsi di fronte a 14.000 milioni di post fotografici. Perché in un mondo dov’è così facile scattare, ritoccare e condividere così tante persone stanno tornando a scattare a pellicola? Come mai un’intera nuova generazione, una generazione di giovani sta tornando a fotografare con un processo lento e laborioso com’è la pellicola? Come mai il mercato delle fotocamere a pellicola si è riacceso rivalutando macchine fotografiche che fino a poco tempo fa erano invendibili?
È un argomento quasi fondativo di questo sito, è ciò che muove me a scrivere questi articoli e le persone a leggerli. E’ il motivo per il quale le recensioni delle macchine fotografiche sono più lette dei reportage.
Quello che stiamo osservando oggi e qualcosa di inedito, infatti un’intera generazione che mai aveva scattato a pellicola sta tornando a utilizzare questo metodo per realizzare foto. Spesso il paragone che viene fatto è con la musica sui vinile, paragone che in realtà regge veramente poco infatti sono proprio le generazioni che con i vinili sono cresciuti che non li hanno mai di fatto abbandonati.
I giovani fotografi invece stanno davvero riscoprendo un tipo di fotografia che mai hanno vissuto e sperimentato, anzi spesso si trovano a dover giustificare questa loro scelta ad una generazione dell’età dei loro genitori che invece pur essendoci cresciuta ha di fatto inventato il digitale e certamente usato e digitalizzato i propri ricordi fotografici. Così mentre una parte di fotografi amatoriali e professionali guarda e si confronta sui mega pixel dei propri scatti molti giovani fotografi invece riprendono in mano le apparecchiature analogiche e mettono al centro delle proprie opere la realizzazione di immagini uniche e irripetibili. E proprio la risposta a questa iper-possibilità di modificare scattare, condividere e creare un mondo virtuale, voltatile e passeggero sull’immagine, che ti porta a fare questa scelta radicale.
Sicuramente alla base c’è il fascino del vintage, dell’esclusivo. La bellezza di ritornare a essere pionieri di una che è già stata scoperta e di cui spesso non si è tramandata memoria. Ma questo è secondario, può essere la scintilla che accende il fuoco ma non la legna che lo tiene acceso. Quello che veramente conta è il fare qualche cosa di fisico, tangibile, che resta.
Il negativo, la diapositiva, la foto stampata sono oggetti tangibili. Ci sono ed esistono in un modo che dura nel tempo. Puoi ancora oggi apprezzare le foto di inizio secolo solo perchè le trovi ancora perfettamente conservate. Non è l’immagine di un social, la storia di Instagram, che dura una giornata e poi viene consumata e dimenticata. È un vero attimo fissato nel tempo, fuso con l’idea e la sensibilità di chi lo ha scattato. È pura fotografia. È il fotografo, la sua macchina, la sua abilità e il soggetto fotografato. Poi l’otturatore si chiude e il momento è catturato per sempre, nel bene e nel male, unico e irripetibile. Quel momento rimarrà per sempre su un negativo che volendo potrà essere scansionato tutte le volte che si vorrà per elaborarlo e pubblicarlo nel mondo digitale.
Poi c’è la sfida alle proprie abilità perché è impegantivo, artigianale, richiede studio, manualità e sapienza di chi ti ha preceduto e sperimentato che un iPhone non ti da. Nel mondo digitale è tutto facile, c’è una app per tutto e basta premere un pulsante. Sicuramente bellissimo, ma è un mondo intangibile, bulimico, consumistico che muta ogni secondo e lascia pochissimo dietro di sé. Ogni giorno vengono scattate miliardi di immagini che spesso non possiamo definire fotografie, non vi è una stampa, una diapositiva, un negativo. Se improvvisamente l’umanità dovesse sparire della nostra epoca digitale non resterà nulla, un grande vuoto come se la storia si fosse fermata da una certa data in poi, quella dove ancora esistevano le stampe fotografiche e i negativi. Infine, è una fotografia vera. Non nel senso che è più pura, ma nel senso che è veicolo di verità. Un negativo non lo modifichi non puoi aggiungere un cielo stellato che non c’era, né cancellare elementi, Photoshop è “out” e il reale è “in”.
La fotografia analogica è questo, per me e per altri giovani come me. È il mio archivio di negativi che ormai ha riempito uno intero scaffale e segna il faldone 2020, è ogni singolo negativo scattato dentro di esso, ogni singolo istante dei 36 fotogrammi scattati, la gioia di fare parte di una comunità giovane e che cresce perchè c’è entusiasmo. Come dicevo all’inizio basta digitare #Filmisnotdead Su Instagram per trovarsi di fronte a 14.000 milioni di post fotografici. Sono un segno. Un segnale di un movimento di fotografi controcorrente.