Un’immagine di alta qualità nel mondo della fotografia dipende da fattori diversi quali il grado di risolvenza della pellicola, la sua dimensione in termini di formato 35mm o medio formato, ma perché no anche da tecniche di scansione e post produzione nel caso lo si voglia fare. Ci si dimentica però spesso che il risultato può anche dipendere da come fotocamera e obbiettivo lavorano assieme. In questo una delle caratteristiche principali è la precisione con cui il vostro l’obiettivo mette a fuoco il soggetto principale. Nella maggior parte dei casi un obiettivo assicura su un piano bidimensionale parallelo ad esso la sua massima resa di messa a fuoco. Poi in funzione dell’apertura selezionata e della focale, assicura anche un certo intervallo davanti e dietro il punto di messa a fuoco ottimale è considerato ugualmente a fuoco. Si instaura così una relazione tra oggetto fotografato, obbiettivo, superficie impressionata e scelta dei diaframmi che è quella che normalmente si chiama profondità di campo.
La profondità di campo ha sempre portato con sé la discussione circa cosa dovrebbe essere messo a fuoco che da sempre attanaglia i vari fotografi e in ultima analisi rimane un’opinione personale. Le differenze di opinioni però vanno a liquefarsi quando si tratta di scegliere di fotografare verso l’infinito. Infatti dubito che vi siano differenze di opinione quando si tratta di mettere a fuoco una montagna. In modo uguale quando si deve fotografare una modella o qualsiasi altro ritratto si ha sempre la tendenza a mettere il punto di massima nitidezza sugli occhi e sfuocare davanti e dietro per creare il tanto abusato Bookeh. In definitiva la messa a fuoco è uno degli aspetti creativi fondamentali della fotografia, così come anche il suo opposto, ovvero la sfuocatura.
Operare una messa a fuoco corretta implica una molteplicità di variabili che non sempre possono essere modificate e dunque serve operare una scelta. Infatti in condizioni di luce favorevole mantenendo costante la sensibilità della pellicola si possono operare diverse combinazioni di tempi e diaframmi al fine di mantenere gestire la profondità di campo o la velocità dell’azione. Quando però la luce gioca contro di noi la storia cambia. in questi casi può capitare spesso che anche la macchina fotografiche più innovative facciano errori grossolani e la messa a fuoco fallisca. Sono questi i momenti in cui si capisce quanto è importante la messa a fuoco manuale, poiché variazioni di messa a fuoco o della profondità di campo possono impedire la realizzazione dell’immagine che abbiamo prefigurato.
Ok, forse qualche correzione di quanto detto è necessaria; i sistemi di autofocus si sono evoluti parecchio negli ultimi decenni e ad ogni nuova macchina i produttori li migliorano vantando sui volantini le prestazioni che ogni volta devono stabilire record. Sicuramente in applicazioni come lo Sport questa velocità che rappresenta il vantaggio decisivo che fa scegliere questa o quella fotocamera. La messa a fuoco manuale non è però da buttare via, poiché per tutti quei soggetti che si allontanano o avvicinano al soggetto e talvolta aiutati da un’azione di pre-focus si possono ottenere risultati migliori con essa.
Paesaggi, architettura e lavoro in studio non necessitano l’uso dell’autofocus. Allo stesso moto anche i ritratti e gli scatti di reportage possono conseguire la stessa precisione manualmente. Potremmo dire lo stesso anche per gli scatti macro che richiedono una ridottissima profondità di campo, aiutati però in questi casi da un treppiede. L’autofocus è spesso di intralcio in questi casi poiché i punti difficilmente coincidono con quello che vogliamo fotografare e per i neofiti che lasciano scegliere alla fotocamera spesso essa sceglie il punto sbagliato. È vero anche però che con le moderne fotocamere SLR AF e i corrispondenti obiettivi AF non è semplice focheggiare in manuale. Infatti tra ghiere di messa a fuoco, mirini bui e schermi delle fotocamere non precisissimi la precisione della messa a fuoco è resa difficilissima. Chi invece come me possiede una macchina a telemetro o una SLR con un obiettivo adatto a focheggiare in manuale potrebbe trovare una sorta di rivelazione creativa nell’usarle. Poche fotocamere di oggi raggiungono la qualità innata dei mirini di questi modelli analogici che sono ormai entrati negli annali della storia ma che di converso si acquistano a poco usati; tranne Leica, poiché Leica è speciale.
Come dicevo poco prima operare una messa a fuoco manuale è un’operazione abbastanza semplice eppure spesso ci sediamo e lasciamo scegliere una macchina per noi. Operazioni creative complesse però non possono essere operate da una macchina. Ecco che dunque dovremo fidarci nuovamente dei nostri occhi. Quasi tutte le macchine fotografiche professionali SLR posseggono la possibilità di cambiare il vostro di messa a fuoco così da potervici montare diverse soluzioni, la sostituzione di quello standard con uno ad immagine spezzata è operazione semplice ed economica. Questo vi darebbe l’accesso ad una molteplicità di obbiettivi prodotti nei decenni passati e la creatività di una messa a fuoco manuale precisa. Nel mondo poi ci sono le fotocamere a Telemetro di cui Leica è oggi l’unico produttore, ma in passato altri ne hanno prodotte a prezzi più abbordabili. Queste hanno un sistema molto intuitivo e rapido di messa a fuoco manuale, in molti casi addirittura più veloce del autofocus. I prezzi delle ottiche per questo tipo di macchine non sono economi, ma la qualità è superiore.
Un’immagine di alta qualità nel mondo della fotografia dipende da fattori diversi uno di questi come abbiamo visto è la messa a fuoco, allora perché non provare un bell’obbiettivo manuale?