Oggi mia sorella viene da me mi fa:
“Massi, devo comprare un nuovo tablet”
Affermazione curiosa, dato che il suo tablet ha poco più di due anni. Eppure è così che va il mondo oggi.
Sono cresciuto anch’io in questo mondo, non vi siano fraintendimenti, anzi per certi versi sono stato il primo di una grande generazione di nativi digitali: a quattro anni il primo computer, a sei primo tablet, poi una serie di palmari, cellulari, smartphone. Ogni due anni mi tocca cambiare il telefono, ogni sei il computer. È un processo estremamente estenuante, che non solo è fonte di continue migrazioni da un device all’altro, fonte continua di acquista e vendi, che non ha mai fine e anche se poi io alle mie cose mi affeziono. Ricordo ancora quando mio papà decise di sostituire il mio primo computer fisso, di dimensioni mastodontiche, che quasi non ci stava sulla scrivania, ero in lacrime!
Poi qualche anno fa è arrivata per me la fotografia. Dopo un viaggio in Albania mi appassionano e non ho più smesso di scattare. Anche lì però l’obsolescenza ha raggiunto il settore. I mega pixel aumentano, l’autofocus migliora e i processori sono sempre più veloci, un ciclo che davvero non finisce mai. Quando ho comprato la mia prima macchina sulla calotta era stampato un bel X Pro 1, due anni più tardi sulla mia nuova macchina c’era scritto X Pro2. Così mentre tutti guardano alle nuove mirrorless inseguendo il mercato io strano a dirsi mi sono deciso di guardare indietro, al passato passando alle pellicole e all’analogico.
È così che ho iniziato a comprendere una grande verità…Analogico è meglio!
Non è solo il sapore del vintage, l’andare controtendenza e diciamocelo fare l’hipster, è qualcosa di più. È sapere che la tua macchina non ti abbandonerà mai perché è finita la batteria, che l’autofocus non è colpevole se la foto è uscita sfocata e che la macchina che hai in mano non varrà la metà all’uscita del modello successivo.
Sono passati ormai due anni dal mio passaggio consapevole all’analogico, e non tornerei indietro. Amo le mie macchine fotografiche e amo non doverle cambiare perché sono “ vecchie” semplicemente perché lo sono già da tempo. All’inizio avevo una semplice Yashica, ora ho davvero di tutto, dalla reflex alla Leica, dal 35mm al medio formato. Poi non ci crederete mai ho scoperto che non sono solo ma molti la pensano come me, e che la comunità dei fotografi analogici, ma in generale dei giovani che riscoprono alcuni aspetti del passato è molto più vasta di quanto si possa pensare. Moltissime persone negli ultimi cinque anni sono tornati all’analogico e molte secondo me vi faranno ritorno, anche perché la conservazione delle nostre immagini è una cosa importante e anche se siamo la generazione che scatta più foto di sempre, rischiamo di essere una generazione dimenticata, senza una immagine stampata a causa del continuo progresso digitale che consuma e rende indisponibile il passato digitale recente. Se in un futuro prossimo si spegneranno i server di quei portali e soprattutto social network dove noi pensiamo che le nostre foto siano sicure di noi rimarrà ben poco. Se pensiamo già oggi che i CD e i DVD non dispongono ormai di strumenti di lettura nei PC e tablet attualmente in commercio.
Mia sorella forse ha ragione, il suo tablet sarà da cambiare, ma forse c’è un altro modo per vivere la tecnologia, uno che pensi al reale utilizzo nel tempo di un oggetto. Questo articolo prima di essere scritto in questo sito è stato scritto con una macchina da scrivere meccanica. Ultimamente lo faccio spesso, sebbene non sia molto pratico, perché mi consente di pensare a cosa scrivere, ribattere e correggere i miei articoli, ma lo faccio per ricordarmi che esiste un modo diverso di vedere la scrittura su tastiera, uno dove sono solo io con i miei pensieri. Un sistema che non mi abbandona perché finiscono le batterie o l’Wi-Fi non prende. Ho scritto questo articolo a macchina per ricordarmi e ricordare che esisteva un modo per creare tecnologie che duravano nel tempo senza mai perdere la loro funzionalità.
Sono un figlio del digitale, dell’elettronica, dei giocattoli che funzionano con le pile e mi sento di dire a tutti voi una cosa:
Riscoprite l’analogico, riguardate al passato per apprezzarne la tecnica fatta per sfidare i decenni e reinventiamo il futuro.