la yashica-fx3-super-2000 è stata la mia prima macchina fotografica. questa è una storia d’amore, per una macchina fotografica eccezionale.
qualche anno fa, all’inizio della mia passione per la fotografia, frugavo tra cassetti e armadietti di casa per trovare cose segrete e nascoste. All’epoca avevo una piccola compatta professionale della Nikon, di cui non ricordo neanche il nome e che in fin dei conti tanto piccola non era. Così nel frugare qua e la cosa trovo?! Una confezione di pelle, di forma non definita e che ha tutto l’aspetto di una cosa che è lì da molto tempo. Come se stessi disinnescando una bomba la estraggo dall’armadietto, gli soffio sopra alla stregua dell’archeologo più professionale, con aggiunta di folata di polvere, ed infine la apro…
Quello che ci trovo dentro è una fotocamera analogica con un nome che non avevo mai sentito in vita mia ed attaccato un obbiettivo che all’epoca constatai che aveva delle ghiere, una inutile e l’altra metteva a fuoco. Affascinato da quell’oggetto andai da mio padre, che mi spiegò come si faceva a fotografare con quell’arnese. Comprai le batterie e l’esposimetro si accese, il primo rullino segui poco dopo. Scattai le mie prime foto e fu amore vero, me la portai ovunque e ancora oggi alcune delle foto che preferisco e amo le ho scattate con lei.
Ma veniamo alla macchina!
La Yashica fx3 Super 2000 è fondamentalmente 450 grammi un amalgama di plastica e metallo che formano la più incredibile macchina fotografica meccanica che io abbia fino ad oggi provato; economica, precisa e affidabile, non si inceppa quando è impastata di sabbia, non si rompe quando cade per terra, è così facile che persino un bambino potrebbe utilizzarla (e da piccolo lo feci!). è la macchina giusta per cominciare e ne hanno vendute così tante che si trovano a prezzi bassissimi. Gli obbiettivi sono fantastici e se non ti bastano quelli di Yashica con qualche centinaia di euro si crea un corredo Zeiss che non ha rivali.
Ma ora basta con gli elogi, questa macchina ha anche dei difetti!
È di plastica, una plastica che pur essendo buona quando cade da una certa altezza si rompe, quindi serve molta attenzione e controllare che la si abbia al collo bella salda. In oltre non ha molti accessori, ha solamente la custodia in pelle e qualche oculare con le diottrie, facili da trovare come l’ago nel pagliaio. Non ha un Winder e nulla che possa essere elettronico, ma non è per forza un male. Quello che proprio non ho mai sopportato è la ghiera dei tempi dura come un sasso, farla girare quando si fotografa è praticamente impossibile, almeno nel mio modello, va presa bella salda e con un po’ di forza fatta girare, che poi è pure in una posizione scomoda; scordatevi dunque di lavorare velocemente gestendo solo i tempi.
Va dato però un epilogo alla mia storia; un triste epilogo come spesso accade per i primi amori. Un giorno stavo camminando per tornare alla metro in piazza duomo, dall’università in via festa del perdono; lei salda al mio collo come per quasi due anni era stata, ma ad un certo punto sento una sensazione di leggerezza, seguita dal rumore che fa il telecomando quando cade per terra, nella frazione di un secondo guardo giù e lei a pezzi sul marciapiede. Il mio primo pensiero va al rullino che riavvolgo non appena raccolgo la poverina per terra. Un piccolo controllo mi fa constatare che lo spallaccio si è spaccato da un lato e la macchina abbia seguito la gravita come un qualsiasi ferro da stiro, le macchine fotografiche ahimè non volano. Dopo questa caduta lo specchio era bloccato, con una botta sulla calotta, torna a scattare, la guardo bene e capisco una cosa: mi ha accompagnato fino li ma non poteva andare oltre.
In due anni di fotografia con lei, non mi ha mai tradito, mai abbandonato, esattamente come mai aveva tradito mio padre negli in cui fu sua.
Una piccola nota a margine va all’obbiettivo che l’ha sempre accompagnata Yashica ML 35-105 f3.5, è forse uno dei più costosi obbiettivi zoom Yashica, parliamo di 100€ se tenuto bene, ma è davvero fantastico. Io l’ho acquistato per 50€ e ancora anche oggi funziona benissimo, è caduto anche lui, riportando una leggera ammaccatura, ma nulla di più. Ancora adesso, che ho diverse lenti Zeiss e altri corredi, quando vado in vacanza è sempre nella mia borsa. L’ho portato ovunque e usato ovunque, in condizioni in cui altri obbiettivi mi abbandonerebbero. Nella Sabbi al mare o nella neve in montagna, sotto la pioggia o con il sole che picchia questo obbiettivo è sempre sicuro e perfetto, il compagno ideale di qualsiasi fotografo.